Il Centro di Coordinamento saluta Giovanni Galeone, “Il Profeta”, capace come nessuno di vedere il calcio in anticipo con aura quasi mistica. Fibra emotiva, donatore non solo di una promozione, ma di una lezione di vita: osare, divertirsi, inseguire i sogni con coraggio. Ci sono storie che sono poesie applicate al calcio, il cui ascolto misto a ricordo fa stropicciare occhi e cuore. Suggestioni che vanno oltre il rettangolo verde, che si fanno carne, emozione, ricordo indelebile. Non fu solo una parentesi sportiva, ma un romanzo d’amore tra l’allenatore “bohémien” e la nostra Città affamata di grande calcio.
Quando il “Gale” arrivò a Perugia nell’ottobre del 1995, la Serie B era un mare agitato. La squadra era smarrita, in cerca di una rotta e di un capitano. Non portatore di manuali di tattica ma di una filosofia: il calcio come gioia, come coraggio, come espressione di libertà. Quel suo Perugia divenne l’incarnazione del “calcio champagne”: palla a terra, pressing, voglia di osare, un 4-3-3 spregiudicato che faceva innamorare. Non era solo uno schema, era una fede. Mentore di ragazzi come come Negri, Gattuso, Giunti e Allegri, capace di creare uno spogliatoio contagioso, adottato dalla Curva con scenografie dai mille colori simbolo di una navigazione verso un orizzonte luminoso, che ci lega come un filo indissolubile fino ad oggi e così per sempre. Grazie Giovanni.

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